Un pensiero d’anarchia
che si scontra con la cialtroneria,
che affonda con l’odio e il voler mandarti via,
che si frantuma nel questa è casa mia,
offeso da becera caricatura dell’utopia,
perplesso nel rispolvero di una pessima idea,
vinto dalla politica della furbizia
e dai proclami figli dell’idiozia.
Un pensiero d’anarchia
che resta solo mio,
per navigare dolce nell’oblio,
per ignorare l’accecante squittio
fatto di razza patria e dio.
Il testo è una riflessione profonda e critica, che esplora il tema dell’anarchia in contrapposizione a vari aspetti negativi della società. Si può notare una forte carica emotiva e una chiara presa di posizione politica e sociale.
La prima strofa descrive “un pensiero d’anarchia” che si scontra con vari elementi negativi: “cialtroneria”, odio, l’idea di possessività (“questa è casa mia”), caricature becere dell’utopia, idee pessime, politiche di furbizia e proclami idioti. Questo potrebbe riflettere la percezione dell’autore di come l’ideale anarchico, basato su libertà e assenza di gerarchie, si scontri con la realtà di una società piena di pregiudizi, egoismi, e manipolazioni politiche.
Nella seconda strofa, l’autore sembra rassegnarsi al fatto che il suo “pensiero d’anarchia” sia un ideale personale e isolato, che lo porta a “navigare dolce nell’oblio” e a ignorare il “squittio” della società, rappresentato da concetti come “razza”, “patria” e “dio”. Questa potrebbe essere un’espressione del desiderio di distaccarsi da un mondo vissuto come ingiusto e conflittuale, cercando rifugio in un proprio ideale di libertà e pace interiore.
In sintesi, il testo esprime una forte critica sociale e politica, con un’attenzione particolare alla discrepanza tra gli ideali anarchici e la realtà percepita come opprimente e superficiale. C’è un senso di delusione e solitudine nell’affrontare queste realtà, ma anche una certa serenità nell’abbracciare un ideale personale, seppur isolato.
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