21.12.2112

Il pazzo oratore è sceso dal palco
si è steso sul prato ed annusa la foglia.
Ha tolto il cerone, ha lavato via il talco,
di mentire non ha più la minima voglia.
“La democrazia è solo rapina,
vi do il maltolto ho preso e non dato molto.
Vi prego, staccate la spina, bruciate il palazzo
ed anche a me che sono uno stolto”.
La piazza lo guarda, lo sente,
ma non crede più a niente
neanche ora che più non mente
quel grande fetente, che ora non mente.

Il custode del tempo ha chiuso i battenti,
le ore i minuti sbattono i denti,
la porta serrata, gli eredi scappati,
lasciato di fuori tutti i clienti.
Alla porta stanno i coglioni, come isolante userà il silicone,
i culi di gomma son disperati,
presto anche lui se ne sarà andato.
Ora illegale è la sua medicina, finite sono le vecchie bambine,
le carni di gomma ringiovanite, ecco riecco le facce avvizzite,
ecco le rughe da gallina, mai più usato sarà il botulino.
Lo sbirro impenitente sempre ligio al suo dovere
manifesta il suo potere, manganella il suo collega.
Allo stato non si lega e non gli importa più una sega.
Nella banca si è infilato, il malloppo ha rubato
non più guardia ma affiliato, la malavita è il suo stato.
Dei mariuoli si è fidato, la sua tasca si è gonfiata,
il suo orgoglio è scappato,
la sua cara dea bendata ormai troia è diventata.
Il mercante incravattato i suoi conti ha terminato:
lui o lei va licenziato, lo richiede il suo mercato.
Se sei uomo o esodato non puoi esser pensionato.
E subiamo ancor la frode di un’unione
che piano piano muore
senza fare alcun rumore.
La pensione lui la gode e si acchiappa anche la lode.
La mia e la tua non si ode,
grida più forte che se muore qui si gode.
Il predicatore sconsolato dal suo pulpito ha parlato
“Amare gli altri, fare bene, non dovete essere iene”,
Mentre parla e la folla aizza l’atroce dubbio in lui s’incalza,
“Che sia tutto una cazzata questa storia dell’annunziata?”
Che la fede sia crollata e la sua croce ipotecata
il curato non bisogna che lo dica, la sua pietà si fa da amica.
La signora impellicciata già si sente in altalena
o che bello che sarebbe se lei fosse maddalena.
Una scopata missionaria anche un po’ appecorata
e l’anima da lui ti vien salvata.
Ventuno dicembre, la vita cambierà, un arcobaleno nascerà
sicuro te ne andrai, senza legge e senza codice
ma sarà l’anno duemilacentododici.

Il testo è un’affascinante poesia che affronta una varietà di temi sociali e politici attraverso l’uso di immagini potenti e un linguaggio incisivo. La poesia sembra essere una critica satirica della società, della politica, della religione e di vari aspetti della vita moderna.
La prima parte introduce il “pazzo oratore”, una figura che dopo aver recitato un ruolo sul palco (simboleggiato dal “cerone” e dal “talco”), decide di abbandonare la finzione e di rivelare una cruda verità. Le sue parole sulla democrazia come “rapina” sono una forte critica delle pratiche politiche e suggeriscono una disillusione generale nei confronti del sistema. La reazione della folla, che “lo guarda, lo sente, ma non crede più a niente”, riflette il cinismo e la sfiducia del pubblico verso le figure di potere, anche quando queste sembrano essere sincere.
La poesia poi si sposta su altri personaggi e scenari, ognuno dei quali sembra simboleggiare diverse facce della corruzione, dell’ipocrisia e del declino morale. Il “custode del tempo”, lo “sbirro impenitente”, il “mercante incravattato”, e il “predicatore sconsolato” sono tutti rappresentazioni di figure di autorità o di ruoli sociali che sono corrotti o fallimentari nel loro dovere.
Il riferimento alla data “Ventuno dicembre, […] duemilacentododici” potrebbe essere una citazione delle interpretazioni apocalittiche del calendario Maya, suggerendo un senso di fine imminente o di cambiamento radicale.
In generale, il testo sembra esprimere una profonda critica della società contemporanea, mettendo in discussione le istituzioni, i valori e le pratiche che la definiscono. La poesia usa il sarcasmo, l’iperbole e l’immaginazione vivida per evidenziare le incongruenze e le ingiustizie del mondo moderno, proponendo un ritratto spesso oscuro ma acutamente percettivo della realtà.

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